Parti da qui
Ti sembra che tutto ciò che mangi ti faccia male?
Gonfiore, crampi addominali, costipazione, diarrea o stitichezza, ma anche ansia, una costante tristezza che ti blocca il petto appena sveglia.
Ormai sono questi sintomi a governare le tue giornate.
So bene quanto questi condizionano la tua vita (e quella di chi ti sta accanto).
Non vivi più con tranquillità le cene romantiche, l’aperitivo con le tue amiche, le riunioni di lavoro.
Hai sempre fisso un solo pensiero…
“Se mi sentissi male?”
Ogni volta che vai al ristorante, magari per una cena romantica, non fai altro che controllare se il tuo intestino inizia a fare movimenti o rumori strani.
Prima di ordinare il vino, fai un veloce ricapitolazione dei giorni precedenti per ricordarti come ti sei sentita.
Ti sei gonfiata? Hai avuto dolori addominali?
Se ti senti coraggiosa, lo ordini quel bicchiere di vino e magari anche gli antipasti, ma ecco che appena li termini inizi a sentire degli strani movimenti e subito ti prende il panico, sarà solo gonfiore? O arriverà il mal di pancia?
Tutto ciò non fa altro che isolarti, non riesci a vivere più con tranquillità la cena, non riesci ad ascoltare ciò che raccontano i tuoi commensali. Non puoi fare a meno di guardati intorno e cercare il bagno.
Questa non è vita, non puoi continuare in questo modo.
Ora potresti non credermi, ma puoi tornare a goderti questi momenti.
Come?
Prima di parlarti di tutto voglio raccontarti mia la storia, per mostrarti perché capisco perfettamente come ti senti.
Qualche anno fa, infatti, ero proprio come te.
Il mio intestino irritato mi ha regalato un sogno
Ecco, come hai potuto sentire nel video anche io come te ho dei disturbi intestinali. Soffro, infatti, della sindrome dell’intestino irritabile.
Ed è proprio per questo che ti capisco perfettamente e non sarò l’ennesimo professionista che ti ripeterà solo:
“Rilassati e passerà”
Nel video ti ho raccontato di quello che ho definito il mio "periodo buio", cioè quando i miei sintomi condizionavano la mia vita al punto da farmi passare le giornate a letto.
Ma avrei potuto raccontati di molte altre occasioni in cui mi sono sentita in imbarazzo per i miei “attacchi di pancia”.
Come quando al liceo fingevo di avere la nausea in modo da passare la prima ora in bagno, perché dire che hai un attacco di diarrea è brutto, poco femminile no? La nausea è più “normale”.
O potrei raccontarti di quando il viaggio verso l’università mi sembrava interminabile, era un turbinio di emozioni: panico, agitazione e calma apparente…
Arrivavo alla fermata del treno tutto ok, mentre aspettavo il treno iniziavo a sentire dei movimenti intestinali, ero ancora in tempo per tornare a casa, poi arrivava il treno “no dai Giusi ti stai condizionano, respira, stai bene”, così salivo sul treno e stavo bene tutto sommato.
Arrivava poi il momento di aspettare il pullman:
5 minuti ok;
8 minuti ecco che tornavano i fastidi “Quando arriva questo pullman, respira sta tranquilla, respira”;
10 minuti “Vedi che stai bene, non devi pensarci”;
15 minuti panico “Ora prendo di nuovo il treno e torno a casa”.
Ecco il pullman “Ah finalmente, mi manca l’ultimo tratto di 15 minuti”
Nel pullman le emozioni si ripetevano: calma, agitazione e panico...
Quando vedevo la struttura era un sollievo, correvo al bagno vicino alla segreteria, quello dove non andava mai nessuno, quindi c’era un doppio lato positivo: era pulito e non incrociavo altre persone.
Una volta superata la crisi poteva iniziare la giornata, mi stampavo un sorriso in volto e andavo a salutare i miei amici come se niente fosse, inventando scuse sul traffico o sui pullman che non erano mai in orario per giustificare il mio ritardo (che magari loro nemmeno avevano notato).
Ma credo sia inutile, probabilmente anche tu hai tante storie come le mie.
Oggi posso affermare che la mia sindrome intestinale mi ha stravolto la vita, a causa sua non ho realizzato il mio sogno da bambina, per un periodo di tempo mi sono sentita in trappola in un corpo che non sentivo più mio.
Ma, devo ammettere che in fondo le sono grata, perché solo grazie alla mia storia oggi ho il mio lavoro, grazie ad essa ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a vivere in equilibrio con esso.
Ma forse la cosa più importante che ho imparato è che al centro del nostro benessere c’è un intestino sano.
Prima di raccontarti del metodo che mi ha permesso di nutrire il mio equilibrio, voglio parlarti di Rosa.
Se la mia patologia intestinale mi ha portata a fare la nutrizionista è stato l'incontro con Rosa a farmi capire che dovevo fare qualcosa per tutte quelle donne che si sentono in trappola nel loro corpo, in costante lotta col proprio intestino.
La storia di Rosa
Rosa è una giovane donna che finalmente non è più terrorizzata ogni volta che deve uscire di casa o ogni volta che si concede un pasto fuori, è tornata a vivere con serenità e con maggiore consapevolezza i suoi sintomi intestinali coi quali ora riesce a convivere meglio.
Voglio raccontarti la sua storia, ma anche quella di altre mie pazienti che, come lei, si sentivano in balia dei loro sintomi intestinali e rassegnate a doverci convivere, ad essere schiave del proprio intestino, finché non hanno scoperto il metodo che ha concesso loro di conoscere il proprio intestino e capire la reale causa dei propri sintomi, imparando così a gestirli e conviverci in modo più sereno.
Sono arrivata nel settembre 2021 nel suo studio, ormai senza più speranze. Qualsiasi cibo io ingerissi sembrava essere veleno per il mio corpo, in particolare per il mio intestino. Avevo provato altre nutrizioniste senza successo, a causa di piani alimentari troppo rigidi e una poca presenza delle nutrizioniste stesse.
Il mio problema intestinale aveva provocato anche seri problemi ginecologici, ero arrivata a provare un vero e proprio terrore per il cibo, vivere era ormai diventato un gioco alla roulette russa, tanto mi poteva andare bene e vivere la giornata in serenità tanto poteva essere un inferno, non c'era una via di mezzo, o era bianco o era nero.
Lei, senza una diagnosi ancora certa, mi ha ascoltato per ore, capito e tranquillizzato. Mi ha seguito con pazienza, aggiustato il piano alimentare a seconda delle mie esigenze personali e del mio ritmo di vita. Lei è arrivata a capire quale fosse il problema, sindrome del colon irritabile ancor prima che mi fosse diagnosticato.
Oggi la mia vita è molto più semplice, so cosa mi fa male e cosa no, ovviamente è una sindrome con cui si convive, non va mai via. Ad oggi posso dire che ci convivo molto meglio, con una serenità che ormai da anni avevo perso.
Il mio rapporto con il cibo è cambiato, in meglio. Non ho più il terrore che prima mi assaliva, mangiando. Sono serena, molto più felice, e questo lo devo solo a lei.
Grazie.
Rosa Bavarella.

Ricordo bene come ho conosciuto Rosa, è stato l'incontro con lei a farmi capire che il mio grande sogno non è quello di essere la classica nutrizionista che ti fa perdere semplicemente peso, ma è quello di aiutare tutte le donne che stanno passando quello che io ho passato per prima.
Non riconoscersi più nel proprio corpo, avere dei sintomi che ti spaventano perché non ne capisci la causa, ti senti solo sbagliata perché credi di essere la causa dei tuoi sintomi.
Ma procediamo per gradi, per prima cosa ti racconto come ho conosciuto Rosa.
Era una sera di settembre quando un mio zio mi ha telefonata:
“Ciao Giusi, c’è la figlia di un mio amico che ha dei disturbi intestinali e non riesce a stare bene, tu la puoi aiutare?”
Nonostante fossero circa le 21.00 gli ho detto di farmi chiamare direttamente da lei. Proprio in quel momento sì, è scattato qualcosa in me.
Mi sono ricordata di quando a 20 anni ero bloccata dai miei sintomi, mi sembrava tutto così difficile e nero, senza una soluzione.
È così che ho conosciuto Rosa, una voce al telefono spezzata e stanca, rassegnata. Mi è sembrata la voce di una donna matura, che ne ha passate tante nella vita ed è sfibrata.
Qualche giorno dopo è entrata nel mio studio una giovane ragazza, mi sono trovata avanti una persona completamente diversa da quella che mi ero immaginata, quella voce stanca, sfibrata, rassegnata e triste apparteneva ad una giovane donna di soli 22 anni.
Quanto mi sono rivista in lei, in quegli occhi spenti e tristi, forse è stato questo a creare fin da subito un legame speciale tra noi, lo devo ammettere mi ci sono subito affezionata.
Le mie visite iniziano tutte con quella che chiamo una “chiacchierata”, beh con Rosa è stata molto più di una semplice chiacchierata.
All’inizio era chiusa, sulle sue, non l’ha detto apertamente ma era chiaro che pensasse che stava solo perdendo tempo, che sarebbe stato l’ennesimo buco nell’acqua.
Piano piano si è aperta, ha iniziato a raccontarmi i suoi sintomi, tutto ciò che aveva passato e stava ancora passando. Ci avevo visto giusto, quella ragazza ne aveva prese di botte dalla vita.
I suoi occhi sono diventati lucidi in diversi momenti del suo racconto ed anche i miei.
Perché più lei parlava, più si liberava e tirava fuori tutti i suoi timori, i sintomi, i commenti inappropriati di quelli che avrebbero dovuto aiutarla, più io rivedevo me stessa.
Rosa, tra le varie cose, mi ha parlato del suo gonfiore che l’andava a trovare ogni volta che pranzava fuori.
Quella che doveva essere una giornata spensierata si concludeva sempre con questo gonfiore straziante, ce l’hai presente no? Quel gonfiore che ti piega in due dal dolore, che ti costringe a mettere dei vestiti più comodi, a sdraiarti a letto.
Un gonfiore che ti fa pentire di esserti concessa quel pranzo al ristorante.
Ecco, questo era solo uno dei sintomi di Rosa.
Ciò che mi ha toccato maggiormente, è il fatto che lei credesse di dovermi dimostrare che non stava mentendo, che non immaginava tutto, ma che quel gonfiore era reale.
“Guarda ho anche una foto per farti vedere quanto mi gonfio”
Rosa si è sentita in dovere di mostrarmi quella foto perché in passato non l’hanno creduta.
Perché si è sentita dire (ahimè proprio da un collega) che era tutto nella sua testa:
“se mangi tanto è normale che poi la pancia si gonfi”
Ecco la soluzione che il mio presunto collega aveva dato a una ragazza (all’epoca di quel commento di soli 17 anni) per giustificare quel sintomo.
È così che Rosa si sentiva in colpa per qualcosa che non dipendeva da lei.
È così che Rosa aveva perso la fiducia verso la figura del nutrizionista (e ci credo direi!)
Cavolo che rabbia che ho provato, purtroppo quella di Rosa non è la sola storia di questo tipo.
Sono tante le donne che arrivano nel mio studio convinte di essere la causa dei loro sintomi, perché sono troppo ansiose, non riescono a gestire lo stress. Io per prima mi sono sentita ripetere che era solo questione di ansia, tutto nella mia testa, che dovevo SOLO calmarmi.
La visita di Rosa è durata più della solita ora, aveva tanto da raccontarmi.
La frase che più di tutte mi ha toccato, che non dimenticherò mai, e che mi ha resa allo stesso tempo felice ma anche amareggiata è stata:
“Finalmente qualcuno che mi crede”
Quanto amaro in bocca mi ha lasciato questa frase, perché ci si aspetta che la persona dall’altro lato della scrivania faccia di tutto per aiutarti, che sia pronta ad ascoltarti e supportati.
Ma ahimè, questo punto non è così scontato.
Allo stesso tempo, però, mi sono sentita felice, perché io sapevo come aiutarla, potevo finalmente farla sentire di nuovo a suo agio nel suo corpo.
Non potrò mai dimenticare quando Rosa è tornata da me un mese dopo il primo incontro e mi sono trovata avanti una persona diversa.
Non ti nascondo che mi sono emozionata nel vedere il suo sorriso, questa volta i suoi occhi non erano più spenti e tristi, ma brillavano di una nuova luce. La tranquillità con cui mi ha raccontato degli esami all’università, delle solite peripezie che la vita le riserva, mi ha dato una gioia immensa.
Ed è questo che mi fa amare sempre di più il mio lavoro, rivedere il sorriso sui volti delle mie pazienti.
La Balancing Diet
Rosa aveva perso la fiducia nel “professionista”, nel camice bianco, perché si era sentita ripetere troppe volte che era tutto nella sua testa.
Ma Rosa non era sbagliata, il suo gonfiore non si presentava perché mangiava troppo.
Nessuno le aveva mai spiegato come prendersi cura del suo intestino, la stretta connessione che c’è tra intestino e mente, e di come bisogna prendersi cura di entrambi per poter ridurre i propri sintomi intestinali.
Rosa non poteva sapere tutto ciò, perché non è “del mestiere” e non può recuperare anni di studio, ha i suoi studi da fare, il suo lavoro e altre cose a cui pensare.
Ha creduto che affidandosi agli “specialisti” avrebbe trovato la soluzione ai suoi sintomi, ma non è stato aiuto quello che ha trovato, solo persone che l’hanno fatta sentire sbagliata, che le hanno fatto credere che lei fosse la causa dei suoi sintomi. Che fosse lei a sbagliare.
Ma lascia che ti racconti meglio questa storia e di come puoi finalmente smettere di sentirti in colpa o sbagliata.
“Niente ormai funziona, mi devo rassegnare a convivere con questi sintomi, non andranno mai via, non sono in grado di calmarmi e stare meglio.”
Questa è la frase che passava per la mente di Rosa, non me la disse, né altre pazienti la pronunciano a voce alta. Ma so bene che questa frase frulla nelle loro menti, se la ripetono ogni volta che il gonfiore, gli attacchi di diarrea, la costipazione, la gastrite, i crampi tornano.
Come faccio a saperlo? Semplicemente perché questa frase me la sono ripetuta più e più volte durante il mio “periodo buio”.
Infatti, anche io, proprio come Rosa, sono stata dall’altro lato della scrivania, con sintomi che non riconoscevo, che andavano ben oltre il classico mal di pancia, che mi spaventavano.
Sintomi che non passavano, nonostante non mangiassi nulla, nonostante mi riempissi di Imodium (sì certo nell’immediato funzionava ma il giorno dopo stavo peggio) e così il medico dietro la scrivania mi disse che era questione di ansia e che dovevo solo calmarmi.
Tutto ciò mi ha portata a perdere io stessa la fiducia nel camice bianco, ed è proprio per questo che ho deciso di non indossarlo quel camice.
Quel simbolo che mi rendeva orgogliosa, ho capito essere solo fonte di sconforto per alcune persone.
Ed io non voglio essere l'ennesimo "camice bianco" che ti fa sentire sbagliata e non ascoltata.
La verità è che non c’è niente di sbagliato in Rosa, o in me, o in te che ci rende la causa del nostro malessere, non siamo noi le responsabili, non è solo questione di ansia, non è tutto nella nostra testa.
Ippocrate disse:
“Tutte le patologia partono dall’intestino”
Negli anni la scienza ha sempre di più confermato questa teoria.
L’intestino è detto il nostro secondo cervello, probabilmente avrai già sentito questa frase nelle pubblicità di probiotici o altro.
L’intestino è considerato il nostro secondo cervello perché possiede un sistema nervoso tutto suo, detto sistema nervoso enterico, che ha quasi più neuroni del nostro cervello vero e proprio (ne possiede infatti circa 500 milioni).
Ma, possiamo traslare questa affermazione anche in modo diverso, l’intestino può esser considerato il nostro secondo cervello, perché è al centro del nostro organismo.
Se qualcosa non funziona a livello intestinale, questo manderà messaggi in tutto il corpo facendo comparire sintomi esterni ad esso.
Proprio come è successo a me ricordi? Quando si sono manifestati ansia, estrema tristezza, panico.
Questo accade perché l’intestino e il cervello, quindi i nostri due cervelli, comunicano costantemente tra loro attraverso quello che viene detto asse intestino-cervello, in realtà dovrei parlare di asse microbiota-intestino-cervello, questa comunicazione è bidirezionale.
Possiamo immaginare l’intestino e il cervello come due capolinea di una linea ferroviaria, collegati da due binari (fibre) che vanno in entrambe le direzioni (il nervo vago).
Il binario che porta dall’intestino al cervello è detto fibra afferente, mentre il binario che porta dal cervello all’intestino è detto fibra efferente.
Ora non voglio entrare troppo nel tecnico per non farti perdere, ma è importante questo discorso e ben presto capirai dove voglio arrivare.
Su questi binari continuamente viaggiano dei treni merci che trasportano delle molecole da una parte all’altra, quindi dall’intestino al cervello e viceversa.
Lungo il binario “cervello -> intestino” (fibre efferenti) viaggiano molecole (neurotrasmettitori e ormoni) che influenzano tutti i movimenti intestinali, le secrezioni gastro-intestinali (cioè il rilascio di molecole responsabili della digestione) e anche la funzione immunitaria (cioè quella che non ti fa ammalare e ti protegge dagli attacchi esterni, come ad esempio dal virus dell’influenza).
Dall’altro lato, invece, lungo il binario “intestino -> cervello” (fibre afferenti) viaggiano le molecole che sono prodotte nel nostro intestino. In questo capilinea, inoltre, ci sono anche dei piccoli operai che lavorano, quelli che a me piace chiamare i nostri piccoli amici batteri (microbiota). Questi operai svolgono innumerevoli funzioni benefiche nel nostro organismo, tra queste producono anch’essi una serie di molecole, che attraverso i binari arrivano al cervello (ed anche in altre sedi del nostro organismo).

Se c’è un malfunzionamento in uno dei due capolinea, subito viene inviato un treno per avvisare il capolinea opposto.
Tutto ciò vuol dire che se c’è un malfunzionamento a livello intestinale, viene subito mandato un segnale al cervello (scatenando anche sintomi esterni all’intestino, come ansia, tristezza, depressione) ed essendo questo binario una fibra anche dolorifica, tu avverti a tutti gli effetti dolore.
Quindi, non è tutto nella tua testa, non ti stai immaginando nulla, è il tuo intestino che per qualche motivo non funziona bene che avverte il cervello di tutti i movimenti intestinali che stanno avvenendo e, soprattutto, gli fa sentire dolore.
Tradotto, tu avverti i dolori addominali, tu avverti quel gonfiore e il fianco che tira, tu avverti tutto quello che sta accadendo nel tuo intestino.
Questo fenomeno viene detto ipersensibilità viscerale, esiste ed è fortunatamente sempre più studiato, non è solo questione di ansia.
Questa è una comunicazione bidirezionale abbiamo detto, quindi, anche se qualcosa non funziona nel tuo cervello viene mandato un segnale al tuo intestino.
È quello che succede con la somatizzazione, quando ti arrabbi, sei in ansia, sei triste, sei felice. Viene mandato un segnale al tuo intestino che reagisce e si presentano i tuoi sintomi.
Ma tornando ai “nostri piccoli amici batteri”, questi non abitano in modo passivo il nostro intestino, ma svolgono diverse funzioni importanti, ad esempio:
- Permettono la digestione di nutrienti che da soli non potremmo digerire, poiché non abbiamo gli enzimi in grado di farlo.
- Ma non si limitano ad aiutarci nella digestione, si prendono proprio cura del nostro intestino, fanno si che l’intestino sia integro e che svolga al meglio le sue funzioni.
- Producono anche diverse sostanze benefiche per il nostro organismo, inoltre sono coinvolti nella produzione di alcune vitamina, come la vitamina K e alcune vitamine del gruppo B.
- Istruiscono il nostro sistema immunitario a difenderci al meglio
- I batteri stessi ci proteggono da patogeni intestinali, sia producendo sostanze che uccidono i batteri patogeni, sia occupando fisicamente lo spazio sulla barriera intestinale.
- Influenzano il nostro umore, sia in positivo che in negativo
- Condizionano il senso di fame e sazietà
Queste sono solo poche funzioni che svolgono i nostri piccoli amici batteri nel nostro organismo.
Un processo in cui è coinvolto il microbiota è anche il senso di sazietà e la quantità di energia che il tuo organismo assimila, tutto ciò può influenzare il tuo dimagrimento.
Ma il microbiota intestinale per poter svolgere tutte le sue funzioni benefiche per il nostro organismo deve trovarsi in “buona salute”, cioè nel suo stato ottimale che viene detto eubiosi, per esserci questa condizione ci deve essere il giusto equilibrio di tutte le specie batteriche.
Immagina il nostro intestino come un quartiere, nel quale ci sono diverse famiglie, abbiamo la famiglia B (Bacteroidetes) che è la più numerosa, poi la famiglia F (Firmucutes) e infine poche persone di altre famiglie la P, A, V, etc.
Se c’è questo rapporto, circa la metà della famiglia B, circa il 45 % della F e poi pochi membri delle altre famiglie, c’è il giusto equilibrio e tutto il quartiere funziona bene, siamo in una condizione di eubiosi.
Ma se per qualche motivo i membri della famiglia B diminuiscono o aumentano diversi membri della famiglia P, o addirittura si trasferisce una famiglia di malviventi (i batteri patogeni), ecco che l’equilibrio non c’è più, nel quartiere iniziano i problemi, siamo in una condizione definita disbiosi.
Per tutti questi motivi, è fondamentale prenderci cura del nostro intestino sempre, non solo quando abbiamo sintomi come gonfiore, meteorismo, costipazione, stipsi.
Soprattutto dobbiamo prenderci cura dei nostri piccoli amici batteri, per farlo dobbiamo curare, sia l’intestino che la mente.
Invece, finora cosa ti hanno suggerito?
Soluzioni che si occupavano solo di uno di questi due capolinea. Tutto ciò che ti hanno proposto finora riguardava solo l’intestino o solo il cervello.
Come fare a mantenere il microbiota nel suo equilibrio ottimale?
Innanzitutto, dobbiamo nutrirlo al meglio, questo lo facciamo attraverso la nostra alimentazione, i batteri infatti sono ghiotti di piccoli carboidrati e della fibra (prebiotici) che introduciamo con la dieta.
Bene, quindi, questo è il primo pilastro:
ALIMENTAZIONE
Ma da sola l’alimentazione non basta, devi migliorare anche il tuo:
STILE DI VITA
Introducendo una serie di sane abitudine che ti aiuteranno a ridurre lo stress, un esempio può essere l’attività fisica.
Infatti, devi sapere che l’esercizio fisico non solo ti è di aiuto per mantenerti in forma, ma anche per ridurre lo stress.
Diversi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico regolare ha effetti positivi sull’umore, tanto che è consigliato come terapia in forme lievi di depressione.
Si è, infatti, visto che lo sport stimola la produzione degli ormoni del buon umore (endorfine e serotonina) e allo stesso tempo riduce i livello dell’ormone dello stress (cortisolo).
Con questo non voglio dire che devi diventare un maratoneta, ma praticare attività fisica “curerà” la tua mente e di conseguenza anche il tuo intestino ne gioverà.
Esistono poi alcune attività in particolare, come lo yoga, che migliorando la funzionalità del nervo vago (il binario che collega cervello e intestino, ricordi?), per questo ti consiglierò di praticare queste attività.
Inoltre, l’attività fisica migliorerà anche la qualità del tuo sonno, arriviamo quindi al terzo pilastro il:
SONNO
Quello tra sonno e intestino è un altro rapporto particolare, anche in questo caso, infatti, è un rapporto bidirezionale.
Da una parte un intestino “malandato”, in stato di disbiosi, influenza la qualità del sonno. Infatti, in caso di disbiosi si ha una minore produzione di serotonina, di conseguenza la qualità del sonno peggiora.
È anche vero l’inverso però, una cattiva qualità del sonno, soprattutto la privazione del sonno, influenza la composizione dei batteri nell’intestino, inducendo disbiosi.
Ecco che l’alimentazione, il tuo stile di vita, incluso lo stress a cui sei sottoposta, e la qualità del tuo sonno sono i pilastri fondamentali per prenderti cura del tuo microbiota, quindi del tuo corpo.
Per ottenere ciò però devono essere presenti tutti e tre.
Immagina l’alimentazione, lo stile di vita e il sonno come i tre piedi di uno sgabello.
Se uno dei tre piedi manca, o è più corto degli altri, il tuo sgabello traballerà e il rischio di cadere sarà maggiore.

Per rendere il tuo sgabello comodo e sicuro c’è bisogno che tutti e tre i piedi siano presenti e che siano della stessa lunghezza.

Allo stesso modo, se non curi tutti e tre questi aspetti, l’alimentazione, lo stile di vita e il sonno, la probabilità che il tuo sintomo intestinale torni è maggiore.
Come puoi farlo?
Attraverso il percorso che ho sviluppato facendo dei test su me stessa e che mi sta permettendo ora di aiutare le miei pazienti a non sentirsi in trappola nel proprio corpo.
Questi tre, infatti, sono i pilastri del mio metodo di lavoro, grazie al percorso insieme imparerai non solo l’alimentazione più adatta alla tua situazione, ma anche come migliorare il tuo sonno e il tuo stile di vita in generale.
Quasi tutte le donne che aiuto arrivano da me ormai rassegnate a sentirsi in trappola in un corpo che non sentono più loro sono deluse, frustrate, sfibrate.
Nonostante loro non credano sia possibile sentirsi di nuovo a proprio agio nel loro corpo.
Eppure, dopo un po' ciò accade.

Come è successo ad Angelina, solo dopo 10 giorni di dieta il suo gonfiore addominale era passato.

O a Chiara, anche nel suo caso dopo solo 16 giorni il suo sintomo intestinale si è notevolmente ridotto.

O a Palma, che in soli due mesi ha ritrovato il suo equilibrio.
Ora vorrai saperne di più sul percorso insieme.
Capisco la tua impazienza, ma aspetta un attimo c’è un problema.
La Balancing Diet non è per tutti!
Prima di tutto, il mio metodo è il risultato di diversi studi, come ti ho detto le scoperte sull’importanza dell’intestino sono all’ordine del giorno. Do tutta me stessa per offrire alle mie pazienti delle soluzioni sempre aggiornate con le nuove scoperte. Proprio per questo il mio metodo è in continuo rinnovamento.
Non potrei fare lo stesso per tutte le categorie, per questo motivo se sei uno sportivo, hai un disturbo del comportamento alimentare (diagnosticato), sei in cerca di un nutrizionista per tuo/a figlio/a con meno di 12 anni, sei un paziente oncologico questo metodo non fa per te.
Se fai parte di una di queste categorie non potrei offrirti il meglio (cosa che per me è inaccettabile e mi metterebbe al pari dei venditori di fuffa che si trovano in giro).
Altro punto importante è che questo metodo non è per le persone che cercano la cura miracolosa alla loro patologia intestinale, purtroppo è vero che queste sono croniche.
Non posso darti la cura per la tua patologia, non posso prometterti che guarirai.
Ma posso insegnarti a gestire la tua patologia e a viverla con maggiore serenità.
Potrà sempre esserci il periodo di forte stress che farà tornare i tuoi sintomi, ma questa volta non sarai impreparata, avrai finalmente imparato come prenderti cura del tuo intestino e lo vivrai con meno ansia.
Perché saprai esattamente cosa sta accadendo, non ti chiederai ancora una volta perché non riesci ad essere abbastanza forte da superare quei momenti, ma saprai cosa fare e come far passare quei sintomi.
Questo metodo non è nemmeno per quelle persone che vogliono ottenere tutto e subito.
Dovrai avere pazienza e seguire i miei consigli, le soluzioni veloci non sono mai la vera soluzione.
Nel breve tempo potresti ottenere anche dei risultati, ma spesso queste soluzioni sono troppo estreme e restrittive, per questo non riesci a seguirle nel lungo tempo. Inoltre, non ti insegnano a prenderti cura del tuo corpo nel migliore dei modi.
Una volta finiti, quindi, molto probabilmente tornerai al punto di partenza, tutto ciò non farà altro che alimentare il tuo disagio, il tuo sentirti sbagliata e non all’altezza.
In fondo Roma non fu fatta in un giorno, no?
Infine, il mio metodo non è per coloro che non sono disposte a cambiare le loro abitudini e a provare nuovi alimenti.
Ti proporrò, infatti, alimenti come quinoa, grano saraceno, kefir, etc, potresti non averli mai mangiati, ma questi sono alimenti che piacciono ai tuoi piccoli amici batteri. Inoltre, ti suggerirò anche una serie di nuove abitudini che miglioreranno la connessione intestino-cervello, per questo ti aiuteranno a sentirti meglio nel tuo corpo, come la meditazione, lo yoga, la doccia fredda, la gratitudine.
Come hai visto dall’esperienza delle mie pazienti, quello che ti aspetta alla fine del percorso è vivere con serenità i tuoi pasti, le vacanze e la tua routine.
Però, come hai visto dall’esperienza di Rosa, quello che ti aspetta alla fine del percorso è vivere con serenità i tuoi pasti, le vacanze e la tua routine.
Ma per ottenere tutto ciò dovrai seguire tutti i miei consigli e le mie raccomandazioni, dovrai impegnarti, fare lo sforzo di cambiare le tue abitudini e tutto il tuo stile di vita.
Quindi, se hai capito che la strada per tornare finalmente a vivere (perché diciamocela tutta quella che hai ora non è vita) passa attraverso un percorso di cambiamento e conoscenza, progettato su misura per te, in base alla tua patologia, alle tue esigenze e gusti.
Se hai capito che non puoi continuare con quelle pillolette palliative o con quell’alimentazione iper-selettiva.
Allora la prossima cosa da fare la conosci già…
Scarica il ricettario che ho creato per te

Ho scritto questo ricettario per mostrarti che per ridurre i tuoi sintomi intestinali non c’è bisogno di mangiare solo petto di pollo arrostito o merluzzo bollito.
So bene che scegliere cosa mangiare ogni giorni può essere frustrante. In questo momento potrebbe sembrarti che tutto ciò che mangi ti faccia gonfiare o passare tra stitichezza e diarrea.
Ma credimi, puoi mangiare con gusto e allo stesso tempo prenderti cura del tuo intestino, attraverso questo ricettario voglio farti testare con mano una parte del percorso Balancing Diet.
Cosa troverai nel ricettario?
Delle ricette facili facili, a prova anche di una persona che (proprio come me) non è molto pratica in cucina.
Ma come ti dicevo, voglio farti provare con mano il mio percorso per questo ho inserito uno schema dietetico che potrai provare per 15 giorni.
In tutto troverai 24 ricette tra cui:
- 6 colazioni
- 3 merende
- 7 pranzi
- 7 cene
+ alcune ricette extra
+ alcuni consigli per cucinare degli alimenti
Oltre a tanti altri consigli!
Per ottenere il ricettario segui questi semplici passaggi:
- Compila i campi sotto e spunta le due caselle (mi autorizzano a inviarti l’e-mail).
- Dopodiché clicca su iscriviti;
- Ti arriverà un’e-mail, controlla anche in promozioni o spam (Se non ti dovesse arrivare, scrivimi);
- Apri l’e-mail e conferma l'iscrizione cliccando sul link.
- L’iscrizione è terminata, entro pochi minuti riceverai un e-mail di conferma di avvenuta iscrizione dove potrai scaricare il ricettario.