Il mio metodo
Scopri come tornare a goderti le cene al ristorante, i viaggi o la tua semplice routine.
Come ti ho raccontato nella mia storia (se non l’hai letta ti lascio il link) la mia sindrome intestinale ha stravolto la mia vita, mi ha fatta rinunciare al sogno di quando ero bambina.
In fondo però devo tutto a lei, perché mi ha anche fatto un grande regalo, il mio lavoro.
Ora il mio sogno è aiutare tutte quelle donne che non riconoscono più il loro corpo, non capiscono perché stanno così male e subiscono i propri sintomi.
Non posso tornare dalla me ventenne e dirle che non è sola, che una soluzione c’è, che non lei ad essere sbagliata, ma posso farlo con te.
Con te che ti senti sbagliata perché i medici continuano a ripeterti che è solo questione di ansia, che ti devi solo calmare, che è tutto nella tua testa.
Intanto, tu ti svegli all’alba con i crampi addominali, se sei fortunata e questi non ti svegliano anche di notte.
Intanto, molte delle tue cene finisco così:
“È una bella giornata, hai deciso di andare a cena con il tuo fidanzato, magari è un’occasione speciale, dovete festeggiare qualcosa.
Indossi anche quel bel vestito che ti piace tanto, attillato, che ti fa sentire bella. Arrivi al ristornante, pensi “ma si me lo concedo un bicchiere di vino, negli ultimi giorni sto abbastanza bene”, arrivano gli antipasti, sei felice e ti godi la serata.
Inizi poi a sentire i primi fastidi, il fianco inizia a tirare, ti distrai, non riesci più a sentire tutto quello che ti racconta il tuo fidanzato, pensi “Speriamo sia solo gonfiore”, ti guardi intorno “Aspetta il bagno dov’è? Ho abbastanza salviette imbevute?”
La cena è quasi finita, il tuo fidanzato ti chiede se vuoi il dolce, tu fingi di sentirti piena.
La serata è finalmente finita, torni a casa, sali le scale quasi piegata in due dal dolore.
Ti guardi allo specchio, quel vestito non ti fa più sentire bella, è troppo attillato, si vede la pancia gonfia.
Ti siedi sul letto per togliere le scarpe, il fianco tira e devi aiutarti con le mani per alzare la gamba e togliere la scarpa. Riesci a infilarti il pigiama comodo e finalmente ti stendi.
Ah, un po' di sollievo.”
Intanto, tu non godi più delle cose belle della vita, come una passeggiata al parco con la tua famiglia, un aperitivo con le amiche, un semplice viaggio in auto perché hai sempre quel pensiero fisso che è lì in fondo alla tua mente…
“E se mi sentissi male?”
Non posso più stare a guardare quelle pazienti che arrivano in studio ormai rassegnate al dover sopportare i propri sintomi intestinali, perché la loro patologia è cronica.
Probabilmente anche tu sei stata rivoltata come un calzino, hai fatto diversi esami diagnostici (gastroscopia, colonscopia, esami per la celiachia, esami per l’intolleranza al lattosio) e per fortuna non è uscito nulla.
Ma tu in fondo speravi di dare un nome a ciò che senti, no?
Ti hanno solo detto che hai una sindrome funzionale, come la sindrome dell’intestino irritabile, l’aerofagia, il meteorismo o la stitichezza, ma non hai ben capito di che si tratta giusto?
Ti hanno dato delle pillolette, che in effetti nel breve tempo ti hanno aiutata, il tuo sintomo per un po' si è ridotto, ma nel lungo termine?
Ed ecco che quando la pilloletta non faceva più effetto ti hanno detto che “è solo questione di ansia”, che ahimè sei una di quelle donne che somatizza troppo e devi “rilassarti”, ti devi calmare perché l’ansia e lo stress ti causano i tuoi sintomi intestinali.
E tu? Ti senti solo sbagliata, i tuoi sintomi intestinali restano e rendono la tua vita un inferno.
Ma viene prima l’uovo o la gallina?
Cosa intendo?
Sono lo stress, l’ansia o la depressione a causare i tuoi sintomi intestinali o viceversa, cioè è il tuo intestino “malandato” che è responsabile della tua ansia, della tua paura costante, del tuo malumore?
L’intestino è il nostro secondo cervello, ormai si sente questa frase ovunque, sicuramente l’avrai sentita in qualche pubblicità di yogurt.
Bene, i nostri due cervelli (cervello vero e proprio e intestino) sono in continua comunicazione tra loro e questa comunicazione è bidirezionale, cioè ci sono dei segnali che partono dal cervello ed agiscono nell’intestino e viceversa.
Qualsiasi malfunzionamento in questa comunicazione (cioè nell’asse intestino-cervello) può causare una serie di sintomi.
In particolare, se il tuo intestino non funziona bene, ad esempio se c’è una forte infiammazione, ecco che lo comunica al cervello e insorgono sintomi come ansia, malumore, sbalzi di umore, depressione.
Pensi ancora che sia solo questione di ansia?
Non è tutto nella tua testa, non ti stai immaginando nulla, è il tuo intestino, che per qualche motivo non funziona bene, che parla con il tuo cervello e gli fa sentire tutti i movimenti intestinale che avvengono e, soprattutto, gli fa sentire dolore.
Morale della favola?
Devi prenderti cura del tuo intestino per ridurre tutti i tuoi sintomi, non solo quelli localizzati a livello intestinale.
Come avrai letto nella mia storia, anche io soffro di una sindrome funzionale, ciò mi ha portata ad approfondire gli studi sulle patologie gastro-intestinali e a provare su me stessa tutto ciò che imparavo.
Insomma, sono stata la mia cavia per un po', ma in realtà lo sono ancora poiché le scoperte scientifiche in questo campo sono all’ordine del giorno, ci sono sempre più studi che riguardano la funzionalità intestinale e l’importanza del buon funzionamento dell’intestino nell’insorgenza di diverse patologie.
Tutto ciò che ho imparato e testato su me stessa mi ha permesso di sviluppare il mio metodo, che combina insieme non solo una corretta alimentazione (che è alla base) ma più in generale un corretto stile di vita.
Perché per prenderti cura del tuo intestino devi agire non solo sull’alimentazione ma anche su quelle cattive abitudini che non credi siano correlate ai tuoi sintomi intestinali, proprio per la stretta connessione che c’è tra i nostri due cervelli (intestino e cervello) come ti ho scritto poco fa.
Grazie al mio metodo, quindi:
Capirai quali sono gli alimenti che scatenano i tuoi sintomi.
Questo è un percorso di conoscenza personale del proprio intestino.
Nelle varie fasi del percorso impererai quali alimenti scatenano i tuoi sintomi.
Inoltre, capirai la quantità (soglia di tolleranza) e le giuste combinazioni degli alimenti (effetto cumulativo) che puoi mangiare senza che i tuoi sintomi tornino.
Imparerai a coccolare il tuo intestino non solo con la giusta alimentazione.
L’alimentazione da sola non basta, imparerai a prenderti cura del tuo intestino a 360 gradi, perché la somatizzazione esiste.
Ricordi che ti ho detto che la comunicazione tra intestino e cervello è bidirezionale?
Se da una parte il tuo intestino malandato potrebbe essere la causa della tua ansia e malumore, è anche vero che un periodo di forte stress, l’ansia per un esame, una litigata con il tuo collega potrebbero scatenare i tuoi sintomi intestinali.
Per questi motivi dovrai cambiare alcune delle tue abitudini.
Imparerai a gestire eventuali ricadute.
Grazie a tutte le fasi del percorso alla fine sarai in grado di affrontare eventuali ricadute perché saprai cosa ha scatenato i tuoi sintomi, come gestirli e cosa mangiare per ridurli nuovamente.
Non ti chiederai ancora una volta perché non riesci ad essere abbastanza forte da superare quei momenti, non ti sentirai più sbagliata, ma saprai cosa fare e come far passare quei sintomi.
Avrai una maggiore consapevolezza dei tuoi sintomi.
Grazie a tutto ciò che imparerai se i tuoi sintomi torneranno non ti chiederai più cosa ti sta accadendo, non sarai più in balia del tuo intestino, ma sarai consapevole di tutti i cambiamenti che avvengono nel tuo corpo, ciò ti aiuterà a vivere con più serenità.
Devo però farti una premessa importante, tutto ciò funzionerà solo se tu ti impegnerai in tutte le fasi.
Per capire quali sono gli alimenti che scatenano i tuoi sintomi dovremmo testarli, durante questa fase quindi i tuoi sintomi potrebbero ricomparire e potremmo essere costrette a fare un passo indietro.
Solo tutto ciò però ti permetterà di conoscere il tuo intestino e imparare una volta per tutte cosa ti fa effettivamente male e in che quantità.
A questo punto potrai pensare:
“perché non mi dai direttamente la lista di quello che devo mangiare, ma devo testare gli alimenti che potrebbero farmi male?”
Beh, perché purtroppo non esiste una lista unica, ogni persona è diversa, è il fenomeno della soggettività, cioè un alimento potrebbe scatenare i tuoi sintomi ma non è detto che ad una persona con la tua stessa patologia scateni gli stessi sintomi.
Ti faccio un esempio pratico, io non tollero assolutamente la mozzarella (a volte credo che sia una punizione per averne abusato da adolescente per quanto mi piaceva), mentre una mia paziente riesce a consumare tranquillamente la mozzarella ma non può assolutamente mangiare la pizza.
Per questo non posso darti una lista predefinita, potrei dire che devi evitare un alimento che magari tolleri e allora perché privarsene e avere un’alimentazione monotona e iper-selettiva?
Inoltre, lo so bene che in alcuni momenti potresti sentirti frustrata, ricordi che ho testato su me stessa tutto ciò che ti propongo?
Per un po' sarai costretta a ridurre la vita sociale, evitare le cene a casa degli amici (o a portati la cena da casa), sarai costretta a subire i commenti dei parenti che ti dicono
“ma dai, non puoi nemmeno assaggiare? Che male ti può fare un pezzettino?”
Dentro di te penserai che lo stai facendo per la tua salute ma fa troppo male spiegare la vera motivazione, è imbarazzante dover confessare alla suocera che hai un problema intestinale.
Nonostante io cerchi di far superare questo tabù, perché è importante parlare dei propri sintomi intestinali e non vergognarsene, ti capisco perfettamente, tante volte anche io ho evitato i pranzi dai parenti per non sentire quei commenti.
È un piccolo sacrificio che dovrai fare per un periodo di tempo, ma che ti aiuterà in futuro a vivere più serena.
Questo metodo, quindi, non è per te se:
- Cerci la cura miracolosa alla tua patologia intestinale: purtroppo è vero che queste sono croniche, non posso darti la cura per la tua patologia posso solo insegnarti a gestirle e viverla con maggiore serenità.
- Vuoi ottenere tutto e subito: anche se nelle prime settimane i tuoi sintomi intestinali si ridurranno ci vuole tempo per conoscere il proprio intestino, devi avere pazienza. In fondo Roma non fu fatta in un giorno, no?
- Non sei disposta a provare nuovi alimenti: ti proporrò nuovi alimenti (quinoa, grano saraceno, kefir, etc) che potresti non aver mai mangiato ma che non hanno un effetto irritante per il tuo intestino.
Sei uno sportivo, hai un disturbo del comportamento alimentare (diagnosticato), sei in cerca di un nutrizionista per tuo/a figlio/a con meno di 12 anni, sei un paziente oncologico: il mio metodo è il risultato di diversi studi, come ti ho detto le scoperte sull’importanza dell’intestino sono all’ordine del giorno. Do tutta me stessa per offrire alle mie pazienti delle soluzioni sempre aggiornate con le nuove scoperte. Non potrei fare lo stesso per tutte le categorie, se quindi fai parte di una di queste categorie non potrei offrirti il meglio.
Allora, sei pronta a iniziare questa sfida per imparare ad ascoltare il tuo intestino?
È arrivato il momento di prendere in mano la tua vita, perché non puoi continuare così.
Basta essere schiava del tuo intestino.
Basta organizzare le tue giornate fuori in base alla disponibilità del bagno, scegliere cosa fare nei weekend in base ai capricci che fa la tua pancia, perderti le spiagge più belle quando vai in vacanza perché non hanno bagni, a non poterti mettere quel vestito attillato perché proprio oggi sei gonfia e sembri incinta di 4 mesi.
Basta avere un’alimentazione iper-selettiva che ti fa impazzire perché non sai più cosa mangiare.
È arrivato il momento di fare pace con il tuo intestino.
Sei pronta ad iniziare questo viaggio per conoscere il tuo intestino?