Troppo alta, troppo bassa, troppo magra, troppo in carne…

Come la metti la metti il corpo di noi donne viene costantemente giudicato, così fin da piccole ci ritroviamo a rincorrere una perfezione che in realtà non esiste.

Da piccola sono “sbocciata” presto, a 9 anni già mi ritrovavo in un corpo di una piccola donna, così fin da allora ho capito quanto il nostro aspetto viene giudicato.

Quando andavo alle elementari un giorno a settimana si poteva andare in tuta, così io indossai la mia tuta, ricordo che era bordeaux, magliettina a mezze maniche attillata, con un pantalone a zampa anche questo attillato. Quanto mi piaceva quella tuta e come mi sentivo bene ad indossarla. In quel periodo in Tv era nato il programma di Maria de Filippi, Saranno Famosi (che poi è diventato Amici), così non ero l’unica ad indossare quella tuta, era di moda in quel periodo.

Qualche giorno dopo le maestre chiamarono mia mamma, le dissero che forse era meglio che io (solo io) lo mettessi comunque il grembiule nel “giorno della tuta”, perché quella tuta metteva in risalto il mio corpo, ormai il mio era il corpo di una piccola donna, non dovevo mettermi così in mostra.

Così a 9 anni ho imparato la prima lezione sull’aspetto fisico, non potevo essere come gli altri perché avevo già sviluppato.

Da bambina alta, snella, con “un fisichetto troppo provocatorio” che attirava l’attenzione, sono diventata un’adolescente insicura che non si sentiva mai all’altezza delle altre.

Sono cresciuta in una famiglia in cui l’aspetto fisico è importante, ricordo che le mie cugine facevano le sfilate, le ho sempre viste tutte bellissime le mie cugine più grandi, e io invece? Non ero all’altezza di loro.

Nonostante fossi insicura sapevo di avere un “bel fisico”, ero rimasta 1 metro e 55 certo, ma ero magra, nonostante il seno piccolo ero ben proporzionata, con le curve al punto giusto. Non ero bellissima ma sapevo di non essere nemmeno da “buttare”.

Il mio periodo buio

Poi ho iniziato l’università, pian piano ho messo peso, non sono mai arrivata nel sovrappeso, ma vittima della mentalità dell’epoca, così mi sentivo brutta.

Ricordo le notti passate a piangere perché sentivo di non essere all’altezza delle altre, avevo troppi rotolini, troppa cellulite, troppi cuscinetti che dovevo nascondere. Per la prima volta nella mia vita non rientravo più nei canoni richiesti dalla nostra società, così non mi sentivo più “bella” o “attraente”.

Purtroppo, quelli erano gli anni dei sostituti dei pasti, delle dieta da fame per perdere peso, delle pilloline magiche per facilitare la perdita di peso, delle modelle in Tv magre, alte e perfette, senza smagliature o cellulite.

Ecco che sono caduta vittima della soluzione facile e veloce, per sentirmi adatta, bella quanto le altre, per rientrare in quei canoni di bellezza che all’epoca mi sembravano normali ho preso quelle pillole che ti promettevano un perdita di peso veloce, senza dover fare una dieta e senza conseguenze.

In realtà devo ammettere che prima di dedicarmi a scrivere queste righe non avevo collegato le due cose ma solo ora mi rendo conto che in realtà quello è stato l’inizio di tutto.

Perché di conseguenze ce ne sono sempre quando ci si affida a quel tipo di soluzione, io le ho pagate a caro prezzo.

È fin da piccola che mi rapporto con le problematiche intestinali, da che ricordo ho sempre sofferto di “attacchi di pancia”, ma pensandoci è stato dopo aver preso quelle pillole che sono peggiorati, tanto da farmi sentire diversa e sbagliata.

Non starò qui a raccontarti tutte le volte in cui mi sono sentita in imbarazzo per i miei attacchi di pancia o di quelle occasioni in cui mi sono pentita di essere uscita di casa, tutte le volte in cui una bella giornata fuori si è trasformata in un incubo ad occhi aperti.

Voglio raccontarti, invece, di un periodo in particolare quello che ora dentro me definisco il mio “periodo buio”.

Dovevo affrontare un esame (quello di Chimica inorganica non lo dimenticherò mai), ero abituata ai classici mal di pancia da esame, ma quella volta è stato tutto diverso.

In quel periodo sono comparsi altri sintomi, facevo fatica a prendere sonno, dormivo agitata, mi svegliavo con crampi addominali e nausea.

Sono subentrati poi tremori, ansia, estrema tristezza.

Al mattino ancora prima di scendere dal letto avevo conati di vomito, correvo al bagno ma non usciva nulla, solo succhi gastrici. È così che iniziava la mia giornata.

Non mangiavo nulla, ma, nonostante ciò, avevo diverse scariche di diarrea.

Arrivava il pranzo e buttavo giù giusto qualche boccone, sotto lo sguardo attento dei miei genitori. Dopo pranzo riuscivo a riposarmi un po’, mi stendevo stremata sul letto, era passata metà giornata, il grosso era passato. Mi addormentavo per qualche minuto poi saltavo nel sonno.

I tremori non mi abbandonavano mai, mi facevano male i muscoli tanto che ero tesa.

Arrivava poi la sera, riuscivo a mangiare di più, finalmente la giornata era finita.

Dopo cena mi mettevo a letto a guardare i telefilm e crollavo.

All’alba i tremori mi svegliavano ed ecco che ricominciava il ciclo.

Cercavo di capire perché stessi così male:

“Poteva un semplice esame mettermi così in crisi?”

Mi sono detta che forse non ero fatta per l’università, era troppo per me.

Non ero in grado di sopportare l’ansia per gli esami, ero debole, non ero all’altezza, ancora una volta ho pensato di essere inadeguata.

Non riconoscevo più il mio corpo e non capivo che segnali cercava di mandarmi. Mi sentivo in trappola.

Mi sono chiusa in me stessa, passavo le giornate a letto, non avevo più voglia di fare nulla, non riuscivo a studiare. Quei libri di testo che erano sempre stati il mio rifugio sicuro, ora li odiavo.

Quando uscivo mi stampavo un sorriso in volto e fingevo che andasse tutto bene ma dentro mi sentivo a pezzi, avevo una voragine che mi stava pian piano svuotando, cercavo sempre di nascondere il mio tremore.

Ecco nascondermi, volevo solo quello, rifugiarmi sotto le coperte nel mio posto sicuro.

A 20 anni, invece, dovresti andare a ballare, a bere, a goderti la tua gioventù.

Medici, amici e parenti mi dicevano che dovevo solo calmarmi.

“Non ci pensare, vedrai che starai meglio”

Facile a dirsi no?

Diete estreme e sensi di colpa: un circolo vizioso

In qualche modo sono riuscita a risollevarmi da quel burrone, pian piano mi sono “calmata”, i sintomi sono diminuiti.

Immaginerai che in quel periodo, poiché non mangiavo molto e quel po’ che mettevo sotto i denti da una parte o dall’altra subito la eliminavo, ho perso molto peso.

Avevo ottenuto ciò che volevo fin dall’inizio, rientrare nei canoni richiesti dalla nostra società, un corpo snello che dagli altri era ritenuto bello.

Ma a che prezzo? Quanto mi è costato tutto ciò?

In quel periodo, nonostante apprezzassi il mio aspetto, gli sguardi dei ragazzi, i parenti che mi dicevano quanto stessi bene, io non mi sentivo affatto bene, né felice.

Mi sentivo svuotata, distrutta, inadeguata, sbagliata.

Quel corpo magro era lo specchio di ciò che avevo dentro, un vuoto e non capivo perché, quel corpo magro era il risultato del mio malessere costante.

A tutto ciò si sommava il fatto che ormai avevo un’alimentazione molto restrittiva, evitavo diversi gruppi alimentari (la mia amata mozzarella, i legumi, molte verdure, la gran parte della frutta), tutto ciò perché avevo la costante paura di stare di nuovo male, di ricadere nel mio periodo buio.

Ma questo tipo di alimentazione era monotona, perché in fondo sono una buongustaia, amo il buon cibo, così passavo da un estremo all’altro.

Avevo un’alimentazione restrittiva, dopo alcuni periodi abbastanza buoni tornavo pian piano a mangiare cose che mi piacevano, così tornavano i miei sintomi intestinali ed ecco che ritornavo all’alimentazione iper-restrittiva.

Alimentavo costantemente quel circolo vizioso di frustrazione, malessere, sensi di colpa.

L’equilibrio intestinale come chiave del benessere

Ora devo farti una confessione che potrebbe sembrarti una disgressione, ma in realtà è un importante tassello in questo mio racconto.

Diventare una nutrizionista non è sempre stato il mio sogno, da piccola mai avrei creduto che questo sarebbe stato il mio lavoro, dire alle persone ciò che possono o non possono mangiare. Proprio io che sono così golosa e non rinuncio al buon cibo, perché credo che sia fondamentale mangiare bene.

Sono sempre stata appassionata di film, libri e telefilm polizieschi, il mio grande sogno era entrare nella polizia scientifica, per questo mi sono iscritta a Biologia all’università, ma l’esame che non riuscivo a superare era alla base di una preparazione per lavorare in un laboratorio.

Ho odiato a tal punto la chimica (la ricollegavo al mio “periodo buio”) o forse nonostante i miei successi universitari ancora sentivo di non esserne all’altezza, che ho accantonato il mio sogno.

Ho così scelto di intraprendere il curriculum nutrizione del mio percorso di studi.

Questa è stata la scelta che mi ha cambiato la vita.

Mi si è aperto un mondo, più studiavo più capivo cosa accadesse nel mio corpo.

Una volta laureata non è mi bastato ciò che mi avevano detto all’università, così ho approfondito le mie conoscenze, ho letto libri e seguito corsi, tutt’ora l’aggiornamento è una costante nella mia vita.

Ho iniziato a completare il mio puzzle, più andavo avanti più aggiungevo pezzi ed era chiaro il disegno nascosto.

Ho scoperto che tutti i sintomi che avevo (diarrea, dolori e crampi addominali, gonfiore, tremori, nausea, vomito, alterazioni urinarie, dolore durante i rapporti sessuali, sonno disturbato, ansia, panico) erano collegati, in modo diretto o indiretto, al mio intestino.

Mi sono così sentita meno “strana”, meno “sbagliata”, non ero io il problema, non stavo impazzendo, non dovevo solo “calmarmi” come mi dicevano i medici, dovevo fare pace con il mio intestino.

La causa dei miei sintomi non era l’ansia per quell’esame, ma era il mio intestino che cercava di urlarmi qualcosa, cercava di urlarmi che era a pezzi e che me ne dovevo prendere cura.

Probabilmente, quelle pillolette che avevo preso per perdere peso, per sentirmi “adeguata”, idonea a un criterio di bellezza imposto dalla società, aveva avuto degli effetti sul mio intestino. Avevano sbilanciato il sottile equilibrio (già precario a causa della mia patologia), causandomi tutti i miei sintomi.

Se leggi, infatti, gli effetti collaterali di quei prodotti scoprirai che possono indurre sintomi intestinali, io che già soffrivo della sindrome dell’intestino irritabile avevo così “irritato” ancora di più il mio intestino.

Ho così imparato sulla mia pelle che l’intestino è al centro del nostro benessere, prima di tutto dovremmo quindi prendercene cura.

La mia nuova missione

Oggi posso affermare che i miei sintomi intestinali mi hanno stravolto la vita, a causa loro non ho realizzato il mio sogno da bambina, per un periodo di tempo mi sono sentita in trappola in un corpo che non sentivo più mio.

Ma, devo ammettere che in fondo gli sono grata, perché solo grazie alla mia storia oggi ho il mio lavoro, grazie ad essa ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a vivere in equilibrio con esso.

Ma non è finita qui, quella è stata la prima svolta nel mio percorso di vita, ce n’è stata anche una seconda in realtà.

Quando ho iniziato a praticare il mio lavoro mi sono resa conto di una cosa, molte delle pazienti che vedo in studio hanno la mia stessa storia.

Quando conosco una nuova paziente, la quale inizia ad aprirsi, mi racconta la sua storia fatta di frustrazione, percorsi di dimagrimento sbagliati, estremi, soluzioni fai da te che fanno più danni che benefici, provo una grande rabbia.

Oggi siamo avanti a un enorme problema, siamo tutte vittime della cultura della dieta.

Tutte noi rincorriamo un ideale di perfezione, non solo fisico, dobbiamo avere un bell’aspetto ma non troppo perché, se no siamo superficiali, dobbiamo essere intelligenti ma non troppo, dobbiamo pensare alla nostra carriera ma non troppo, riuscire a far tutto ma se ci lamentiamo siamo esagerate.

In tutto ciò dove mettiamo il nostro benessere? Dove sono i nostri bisogni in quanto persone?

Mi sono resa conto che oggi più che mai è necessario un cambiamento, siamo in un periodo in cui dobbiamo fermarci un attimo e fare un passo indietro.

Smettere di rincorrere una perfezione, di sentirci costantemente inadeguate o sbagliate, finirla una volta per tutte con quelle diete estreme che ti fanno sentire sbagliata perché hai fame o ti viene voglia di qualche cibo.

Pian piano ho così costruito il mio percorso, la Balancing Falco Diet, attraverso il quale aiuto le mie pazienti e ritrovare il loro equilibrio senza rinunciare al gusto.

Se ti riconosci in questa storia o hai vissuto situazioni simili, ricorda che non sei sola. Il benessere è un viaggio personale, e io sono qui per guidarti. Se desideri intraprendere il tuo percorso verso un equilibrio autentico, liberandoti dalla cultura delle diete estreme, e vuoi riscoprire il gusto di vivere in armonia con il tuo corpo “Parti da qui”.